L’edizione numero XXVI della rivista «Archeologia dell’Architettura» raccoglie gli atti dell’incontro intitolato Il paesaggio pietrificato. La storia sociale dell’Europa tra X e XIII secolo attraverso l’archeologia del costruito che si è tenuto ad Arezzo il 7 e l’8 febbraio del 2020. Sono state due giornate di studio organizzate all’interno di Petrifying Wealth, il progetto erc ideato e diretto da Ana Rodriguez e Sandro Carocci. Si è trattato di un’occasione nella quale si è riunito un gruppo di archeologi e storici che hanno dato vita ad un confronto sul fenomeno della “pietrificazione” dei secoli centrali del medioevo attraverso il fondamentale potenziale informativo offerto dai dati archeologici

Il volume che qui presento è a cura dello scrivente e di Alessandra Molinari e si compone dei contributi degli studiosi che hanno partecipato al convegno, apportando la loro esperienza ed i risultati ottenuti dalle ricerche condotte su alcune regioni del territorio italiano e della penisola iberica e dalla presentazione di alcuni casi di studio della Francia meridionale, dell’isola britannica e della Polonia. Dalla lettura di questi articoli è possibile cogliere il dialogo che c’è stato in occasione di quell’incontro attraverso il confronto tra i differenti contesti di studio e le diverse prospettive che sono emerse sul tema della pietrificazione osservato in spazi e secondo angolature e scale differenti.

 

L’Italia settentrionale è oggetto di analisi da parte di Gian Pietro Brogiolo e di Federico Zoni. Il primo, oltre ad alcune interessanti riflessioni sull’importanza di una datazione accurata delle architetture, propone alcune considerazioni sugli edifici monumentali pieno medievali e presenta tre esempi di insediamenti fortificati, due del bresciano ed uno della provincia di Trento, dei quali è possibile ricostruire le storie sociali attraverso l’interazione tra fonti scritte ed architetture. Il secondo prende in esame alcuni casi di edilizia residenziale di X-XII secolo dell’area padana e, in particolare, di alcuni siti del Piemonte meridionale e del settore reggiano dell’Appennino emiliano.

Arco, recinto sommitale con il mastio

Spostandosi poco più a ovest, Aurora Cagnana offre un interessante panoramica diacronica delle tecniche costruttive di Genova e del territorio ligure nell’ottica dei cambiamenti sociali che intercorrono in città e nella sua area d’influenza tra X e XV secolo.

Federico Cantini esamina il ritorno all’utilizzo della pietra per la costruzione dei sistemi difensivi e degli abitati dei territori della Toscana settentrionale tra X e XIII secolo, evidenziando le implicazioni che questo fenomeno ha avuto sull’economia e sulla società durante questo periodo.

Marengo (AL), la torre altomedievale di acceso alla cascina identificale come l’antico caput curtis

Il caso toscano è preso in considerazione anche da Giovanna Bianchi, che lo utilizza come elemento di confronto con altri territori dell’Italia centro-settentrionale proponendo alcune riflessioni sulle cause di una prima diffusione dell’uso della pietra e dell’aumento dei cantieri per i secoli che precedono la piena affermazione della pietrificazione delle architetture di XII secolo.

Per il Mezzogiorno italiano, Roberta Giuliani propone alcune considerazioni a partire dai dati raccolti nel territorio della Puglia centro-settentrionale comparati con quelli di altre aree del Meridione.

Montecorvino. Tracce (evidenziate da circoli in rosso) di elementi legni longitudinali individuate nelle sezioni murarie della torre quadrangolare

Passando poi sulle sponde occidentali del Mediterraneo, la pietrificazione della penisola iberica è osservata attraverso alcuni contributi a partire da quello di Abel Fortó García che prende in considerazione le testimonianze delle architetture religiose e civili in materiale durevole attribuibili ai secoli centrali del medioevo attestate all’interno del circoscritto territorio del Principato d’Andorra.

Il ritorno all’impiego esteso della pietra in campo edilizio nella zona nord-est della penisola è stato analizzato da Juan Antonio Quirós Castillo attraverso le sue manifestazioni nell’ambito delle architetture religiose di alcuni casi di studio dei territori di Álava e di Treviño, proponendo una visione diacronica di questo processo, mettendo in evidenza i cambiamenti tecnologici avvenuti, i gruppi sociali coinvolti ed i differenti valori attribuiti nel corso di un ampio periodo compreso tra IX e XIII secolo.

Palatium del S. XI en el despoblado de Torrentejo en proceso de excavación (Labastida, Álava)

José Carlos Sánchez Pardo e María Jesús de la Torre Llorca presentano, invece, uno studio dedicato all’analisi degli elementi scultorei in pietra impiegati per la realizzazione di varchi d’illuminazione, quali finestre e grate, ed in base a questi indicatori archeologici propongono una ricostruzione dei processi tecnologici e dei diversi contesti sociali che hanno interessato la Galizia tra IX e XI secolo.

Il quadro della zona settentrionale della penisola iberica è poi arricchito dal contributo offerto da Marta Sancho i Planas, la quale traccia un ampio riepilogo delle diverse tipologie di evidenze architettoniche in materiale durevole attestate nella regione catalana tra VI e XI secolo.

Espluga de Cuberes (Pirineo). Habitat construido en una semicueva documentado desde inicios del S. X. Autoria: Joana2406 (licencia Creative Commons CC BY-SA 4.0)

A questo segue l’alternativo quadro di sintesi delle tecniche costruttive in pietre squadrate e tapial documentate in al-Andalus per un ampio arco cronologico, compreso tra l’epoca omayyade e l’ultimo periodo del regno nazarí di Cordoba delineato da José Mª Martín Civantos e Jorge Rouco Collazo.

Paramentos en sillería de la alcazaba de Mérida

Nell’ultima sezione, l’area della Francia sud-occidentale è presa in esame nell’articolo di Nelly Pousthomis che ben riassume le conoscenze maturate sulle tecniche edilizie e sui materiali da costruzione impiegati nell’architettura religiosa di questo territorio.

Chevet de la cathédrale de Tarbes (Hautes-Pyrénnés)

Segue Andrzey Buko, che descrive il particolare momento di passaggio dall’uso privilegiato della pietra a quello del mattone dell’edilizia bassomedievale polacca attraverso i risultati ottenuti dalle recenti ricerche condotte nel sito di Góra Katedralna della cittadina di Chelm.

Chiude Chris Dyer con la sua ricerca che ha previsto il censimento di un alto numero di evidenze architettoniche presenti nell’isola britannica e riconducibili ad abitazioni contadine databili tra XI e XV secolo, un periodo durante il quale è possibile registrare il progressivo passaggio dal predominio dell’impiego del legno a quello parziale della pietra, sebbene siano state rilevate alcune eccezioni.

L’ultimo contributo è di Alessandra Molinari, nel quale sono proposte le considerazioni conclusive sui risultati ottenuti dall’incontro di studio e dove vengono approfondite le tematiche legate al concetto stesso di pietrificazione, a quale possa essere l’apporto dell’archeologia a questo tema, all’importanza sociale del costruito ed alle diverse motivazione che possono aver portato le società a pietrificare i loro spazi.

Buona lettura.

Accesso alla pubblicazione

Fabio Giovannini. Post doctoral researcher.

Università Roma Tor Vergata

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